Riduzione del tasso di malignità precoce con l'impiego di inibitori di mTOR rispetto agli inibitori della calcineurina nei pazienti sottoposti a trapianto


Dall’analisi del database OPTN/UNOS ( Organ Procurement and Transplant Network/United Network for Organ Sharing ) è emerso che il rischio relativo di sviluppare forme tumorali in seguito a trapianti è sostanzialmente ridotto per i pazienti che vengono trattati con terapie immunosoppressive con inibitori della proteina mTOR, rispetto ai pazienti trattati con i tradizionali inibitori della calcineurina.
Le tradizionali terapie immunosoppressive, come la Ciclosporina ( Sandimmun Neoral ) o il Tacrolimus ( Prograf ), possono essere associate a un maggiore tasso di insorgenza di tumori, con il successivo decesso di numerosi pazienti trapiantati.

Lo studio retrospettivo ha preso in esame più di 33.000 persone che hanno subito un trapianto di reni solitario per tumore primario tra il 1996 al 2001. I dati hanno mostrato che solo il 0.65% dei pazienti trattati con inibitori della proteina mTOR ( più del 97% sono stati trattati con Sirolimus [ Rapamune ] ) abbia sviluppato nuove forme tumorali nel corso dei due anni successivi di follow-up. Questa percentuale è significativamente inferiore a quella evidenziata dai pazienti trattati con inibitori della calcineurina ( Ciclosporina o Tacrolimus, 1.83%; p<0.001).

Nell'ambito di uno studio a variabile multipla commisurata al rischio i pazienti trattati con terapie immunosoppressive a base di inibitori della proteina mTOR hanno evidenziato un rischio relativo ridotto del 59% di sviluppare nuove forme tumorali ( rischio relativo, RR=0.412 ) rispetto ai pazienti trattati con inibitori della calcineurina ( p=0.0003 ).

I risultati sugli animali hanno mostrato che le convenzionali terapie immunosppressive della calcineurina favoriscono la formazione di forme tumorali piuttosto che inibirle. Gli inibitori della calcineurina sembrano indurre lo sviluppo delle forme tumorali e aumentare l’espressione del fattore di crescita TGF-beta, che è associato alle trasformazioni cellulari caratteristiche dell’invasività.
Al contrario gli inibitori della proteina mTOR sembrano avere effetti negativi sulla crescita per quanto riguarda le cellule maligne.

I pazienti che hanno subito un trapianto presentano, in generale, una percentuale di rischio di sviluppare forme tumorali dell’1-2% all'anno, e un'incidenza fino a 15-20 volte maggiore per certe tipologie tumorali.
L’incidenza generale di tutte le malignità successive al trapianto di reni aumenta con il passare del tempo e sembra essere correlato sia alla durata che all'intensità delle terapie immunosoppressive.
Il tumore della pelle e i disordini linfoproliferativi, quali il linfoma non-Hodgkin, sono le tipologie tumorali prevalenti osservate in seguito a trapianto. ( Xagena_2004 )

Fonte: American Transplant Congress, 2004



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