Calquence nel trattamento della leucemia linfatica cronica sia di nuova diagnosi sia precedentemente trattata


Calquence, il cui principio attivo è rappresentato da Acalabrutinib, è una nuova terapia per i pazienti con leucemia linfatica cronica sia di nuova diagnosi sia precedentemente trattata.

La leucemia linfatica cronica si manifesta con: anemia, ingrossamento dei linfonodi, leggera febbre, stanchezza, sudorazioni notturne; è caratterizzata da accumulo di linfociti B, con specifiche caratteristiche fenotipiche, nel sangue periferico, nel midollo osseo e negli organi linfatici ( milza, fegato, linfonodi ).
È la più frequente fra le leucemie negli adulti ( 30% di tutte le diagnosi ) nel mondo occidentale; ogni anno in Italia si stimano circa 3.400 nuovi casi.

Acalabrutinib è un inibitore della tirosin-chinasi di Bruton ( BTK ). Il farmaco si lega covalentemente alla chinasi BTK, inibendo in tal modo la sua attività.
Nelle cellule B, il segnale promosso da BTK determina l'attivazione di percorsi che innescano la proliferazione, migrazione, chemiotassi e adesione delle cellule B.

L'approvazione è stata ottenuta con gli studi clinici registrativi ELEVATE-TN e ASCEND. I dati del follow up a 4 anni dello studio registrativo di fase III ELEVATE-TN, condotto su 535 pazienti di nuova diagnosi, hanno dimostrato che Acalabrutinib riduce di oltre l’80% il rischio di progressione della malattia o di mortalità rispetto alla chemio-immunoterapia standard.
Nello studio registrativo di fase III ASCEND, condotto su 310 pazienti con leucemia linfatica cronica recidivata o refrattaria, Acalabrutinib ha ridotto il rischio di progressione della malattia o morte del 69% rispetto al braccio controllo.

L’efficacia di acalabrutinib è stata dimostrata in termini di sopravvivenza libera da progressione in tutti i sottogruppi di pazienti, anche in quelli con le caratteristiche genetiche più sfavorevoli.
Inoltre la migliore tollerabilità di Acalabrutinib consente di mantenere il paziente in terapia a lungo termine e controllare al meglio la malattia. Questo risultato viene evidenziato in particolare da un altro studio, di confronto con l’attuale terapia disponibile Ibrutinib, condotto su 533 pazienti con leucemia linfatica cronica recidivati refrattari ad alto rischio.
Acalabrutinib ha dimostrato di avere pari efficacia, a fronte di un’incidenza inferiore di molti eventi avversi correlati a questa classe di farmaci, tra cui la fibrillazione atriale ( 9.4% con Acalabrutinib rispetto al 16% con Ibrutinib ). La fibrillazione atriale è un’aritmia cardiaca che aumenta il rischio di morte secondaria a ictus e complicanze cardiache, particolarmente pericolose in pazienti fragili affetti da leucemia linfatica cronica.

Acalabrutinib appartiene alla classe degli inibitori di BTK, che ha rivoluzionato il trattamento della leucemia linfatica cronica.
Grazie alle nuove terapie, è migliorata la sopravvivenza in tutti i pazienti, e questo risultato è particolarmente evidente in quelli che presentano lesioni genetiche sfavorevoli, che li rendono poco responsivi alla chemio-immunoterapia standard.
La leucemia linfatica cronica spesso viene diagnosticata in seguito ai risultati di esami del sangue di routine o eseguiti per altre ragioni, perché ad esempio si notano linfonodi ingrossati nel collo, nelle ascelle o all’inguine. La conta dei globuli bianchi può essere elevata, anche in assenza di sintomi specifici.
La leucemia linfatica cronica è una patologia molto eterogenea e molti pazienti presentano una malattia non-attiva, senza sintomi, che consente di condurre una vita assolutamente normale. Solo in una minoranza dei casi, è necessario un intervento terapeutico immediato.
Nei pazienti asintomatici allo stadio iniziale, non viene messa in atto una terapia farmacologica, ma il cosiddetto approccio watch and wait, cioè osserva e attendi, caratterizzato da attento monitoraggio dei parametri clinici e laboratoristici, finché la malattia non diviene sintomatica o progredisce. Solo in questo caso si procede all’avvio della terapia farmacologica. Con l’insorgenza dei sintomi, inoltre, la malattia può causare un impatto negativo sulla qualità di vita.
Altri aspetti da considerare, oltre alla sintomatologia, sono le conseguenze emotive, sociali e funzionali del convivere con una patologia cronica.
Inoltre, l’età dei pazienti alla diagnosi è circa di 70 anni, la leucemia linfatica cronica si inserisce quindi in un quadro clinico dove è probabile che siano già presenti altri problemi di salute.
La via di somministrazione orale di questa classe di farmaci riduce anche la frequenza di accessi in ospedale rispetto alla tradizionale chemio-immunoterapia. ( Xagena_2021 )

Fonte: AstraZeneca, 2021

Xagena_Medicina_2021