Mieloma multiplo recidivato e refrattario: Talvey per via sottocutanea con frequenza settimanale o ogni due settimane, dopo una fase iniziale di incremento della dose
Talvey a base di Talquetamab è stato autorizzato in monoterapia per il trattamento dei pazienti adulti affetti da mieloma multiplo recidivato e refrattario che abbiano ricevuto, in precedenza, almeno tre linee di terapia, compresi un agente immunomodulante, un inibitore del proteasoma e un anticorpo anti-CD38, e che abbiano mostrato progressione della malattia durante l’ultimo trattamento.
Talquetamab è un anticorpo bispecifico in grado di riconoscere il recettore CD3, espresso sulla superficie delle cellule T, e il GPRC5D ( G-protein coupled receptor family C group 5 member D ), un nuovo bersaglio terapeutico espresso sulla superficie delle cellule del mieloma multiplo e dei tessuti duri cheratinizzati, con un’espressione minima o nulla, sulle cellule B e i loro precursori.
Talvey è approvato in forma di iniezione sottocutanea con frequenza settimanale o ogni due settimane ( Q2W ), dopo una fase iniziale di incremento della dose.
I risultati dello studio di fase 1/2 MonumenTAL-1 sono alla base della autorizzazione all’immissione in commercio condizionata.
Lo studio ha valutato la sicurezza e l’efficacia di Talvey nei pazienti adulti con mieloma multiplo recidivato e refrattario.
I pazienti arruolati nello studio MonumenTAL-1 ( gruppo Q2W con somministrazione ogni due settimane di 0,8 mg/kg: n=145; gruppo QW con somministrazione settimanale di 0,4 mg/kg: n=143 ) avevano ricevuto una media di 5 linee di terapia precedenti ( range 2-17 ) e hanno mostrato tassi di risposta globale ( ORR ) significativi per entrambe le dosi.
A un follow-up mediano di 12,7 mesi, il 71,7% dei pazienti trattati con la dose Q2W 0,8 mg/kg e con risposta valutabile ha raggiunto una risposta ( intervallo di confidenza [ IC ] 95%, 63,7 – 78,9 ), il 60,8% dei pazienti ha raggiunto una risposta parziale molto buona ( VGPR ) o migliore e il 38,7% ha raggiunto una risposta completa ( CR ) o migliore.
A un follow-up mediano di 18,8 mesi, il 74,1% dei pazienti trattati con la dose QW 0,4 mg/kg con risposta valutabile ha raggiunto una risposta ( IC 95%, 66,1 – 81,1 ); il 59,5% ha raggiunto una risposta VGPR o migliore e il 33,6% ha ottenuto una risposta completa o migliore.
Le risposte si sono dimostrate durature; la durata mediana della risposta invece non è stata raggiunta nel gruppo 0,8 mg/kg ( IC 95% 13 – non-stimabile [ NE ] ) ed è risultata pari a 9,5 mesi nel gruppo 0,4 mg/kg ( IC 95%, 6,7 – 13,3 ).
E' stato stimato che il 76,3% dei pazienti trattati con la dose Q2W 0,8 mg/kg e il 51,5% di quelli trattati con la dose QW 0,4 mg/kg abbiano mantenuto una risposta per almeno 9 mesi.
Lo studio MonumenTAL-1, inoltre, ha coinvolto 51 pazienti trattati in precedenza con una terapia di reindirizzamento delle cellule T.
Questi pazienti avevano ricevuto una media di 5 linee di terapia in precedenza ( range 3-15 ), tra cui un trattamento a base di un anticorpo bispecifico ( 35,3% ), di terapie cellulari a base di CAR-T ( 70,6% ) o entrambi ( 6% ).
A un follow-up mediano di 14,8 mesi, il 64,7 % di questi pazienti ha raggiunto una risposta, il 54,9% ha ottenuto una risposta VGPR o migliore e il 35,3 una risposta completa o migliore.
La durata mediana della risposta è stata di 11,9 mesi ( IC 95%, 4,8 – NE ), mentre il 62,9% ha ottenuto un tasso di sopravvivenza globale a 12 mesi.
Gli eventi avversi più comuni osservati nello studio sono stati: sindrome da rilascio di citochine ( CRS ) ( 77%; 1,5% di grado 3 o 4 ), la disgeusia ( 72%, tutti di grado 1 o 2 ), l’ipogammaglobulinemia ( 67%, tutti di grado 1 o 2 ), e l’onicopatia ( 56%, tutti di grado 1 o 2 ).
Riguardo alle infezioni, le più comuni sono state quelle del tratto respiratorio superiore ( 29%, 2,1% di grado 3 o 4 ) e le infezioni da COVID-19 ( 19%, 2,9% di grado 3 o 4 ).
Nel 29% dei casi è stata riscontrata tossicità neurologica, tra cui la sindrome da neurotossicità associata alle cellule immunoeffettrici ( ICANS ) ( 10%, 2,3% di grado 3 o 4 ). ICANS ha causato la maggior parte ( 1,1% ) delle reazioni avverse che hanno portato all’interruzione del trattamento; nello 0,9 % dei casi, invece, l’interruzione è stata causata dalla perdita di peso. ( Xagena_2023 )
Fonte: Janssen, 2023
Xagena_Medicina_2023