L'indicatore ha evidenziato come la depressione sia una delle comorbilità più comuni nell’anziano e si associa a una ridotta autonomia funzionale e qualità di vita. Negli ultimi decenni l’uso di antidepressivi è cresciuto enormemente in questa fascia di popolazione, e ciò è in parte dovuto all’introduzione in commercio degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina ( SSRI ), più tollerati rispetto ai vecchi antidepressivi triciclici.

L’effetto terapeutico di questi farmaci compare al massimo entro 4-8 settimane, e la durata del trattamento, raccomandata dalle linee guida, è di almeno 6 mesi dopo la remissione dei sintomi.

Infatti, dati epidemiologici indicano che il 27-50% dei pazienti che hanno sofferto un episodio di depressione maggiore può presentare una recidiva nei primi 6 mesi dalla remissione dei sintomi. Tuttavia, dati osservazionali hanno dimostrato che quasi il 50% dei pazienti depressi in trattamento con antidepressivi sospende il trattamento nei primi tre mesi di terapia e più del 70% nei primi 6 mesi.

Stime di prevalenza indicano che dal 6% al 9% degli anziani che risiedono in comunità è affetto da depressione maggiore e fino al 40% presenta sintomi depressivi più moderati.
L’anziano depresso utilizza più risorse sanitarie rispetto a chi non presenta sintomi depressivi ( ospedalizzazioni più lunghe, più frequente accesso a cure,maggiore consumo di farmaci, etc ) ed ha un aumentato rischio di suicidio.

L'uso di antidepressivi per un periodo inferiore a 6 mesi potrebbe essere determinato da una mancata risposta o dalla comparsa di effetti indesiderati.

Inoltre, gli antidepressivi triciclici, possono essere prescritti oltre che per il trattamento della depressione anche per quello del dolore neuropatico o cefalea ( es. Amitriptilina [ Laroxyl ] ) oppure off-label per indicazioni d’uso diverse dalla depressione ( es. Trazodone [ Trittico ] nel trattamento della insonnia ). ( Xagena_2013 )

Fonte: AIFA, 2013

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