Terapia del tumore del colon e del retto: Oxaliplatino e rischio trombosi


L’Oxaliplatino è disponibile in Italia dal luglio del 2000 ed è impiegato in campo oncologico nel trattamento del carcinoma del colon-retto metastatico, e in associazione con il 5-Fluorouracile ( 5-FU ) e con l’Acido Folinico nel trattamento adiuvante del carcinoma del colon in stadio III ( Duke C ) dopo resezione completa del tumore primitivo.

Gli studi sul meccanismo d’azione della molecola hanno mostrato che i derivati idrati ottenuti dalla biotrasformazione dell’Oxaliplatino interagiscono con il DNA per formare legami intra- e intercatene con una interruzione della sintesi del DNA e conseguente attività antitumorale.

Gli eventi avversi più frequenti con Oxaliplatino in associazione a 5-Fluorouracile e Acido Folinico riportati in studi clinici effettuati nel paziente con cancro del colon metastatico ( 416 soggetti in tutto ) e nella terapia adiuvante ( 1.108 soggetti in tutto ) sono stati di tipo gastrointestinale ( diarrea, nausea, vomito e mucositi ), ematologico ( neutropenia, trombocitopenia ) e neurologico ( neuropatia sensoriale periferica in seguito a dose singola o a dosi ripetute ).
La trombosi venosa profonda è una reazione avversa nota all’Oxaliplatino, riportata nei riassunti delle caratteristiche dei prodotti a base di Oxaliplatino.

Non si conosce l’esatto meccanismo della tossicità vascolare dell’Oxaliplatino ma si suppone che possano essere implicati il danno endoteliale, la liberazione di sostanze procoagulanti e la riduzione della concentrazione di proteina C ed S e dell’antitrombina III. ( Xagena_2010 )

Tratto da Reazioni – AIFA, 2010



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